a project created and directed by

Marco D’Agostin

out of the experience of

Choreoroam Europe

in collaboration with

Francesca Foscarini, Remo Ramponi, Floor Robert

on stage

Marco D’Agostin, Francesca Foscarini/Amy Bell, Floor Robert

light designer

Remo Ramponi

original music

Paolo Persia

technical assistant

Enrico Fabris

costumes

Edda Binotto

produced by

VAN

supported by

CSC/OperaEstate Festival Veneto, inTeatro, Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, Anagoor/La Conigliera, Teatro Fondamenta Nuove

PER NON SVEGLIARE I DRAGHI ADDORMENTATI / Let sleeping dragons lie

Winner of Premio Prospettiva Danza Teatro 2012

Selected by the network Teatri del Tempo Presente – Mibac 2013

[IT] Per non svegliare i draghi addormentati racconta due storie, accomunate dal solo desiderio di galoppare veloci. Il suo andamento è simile a quello della memoria: qualcosa arriva da lontano, si accende e poi d’improvviso si spegne, a volte un’amnesia interrompe il racconto, altre il ricordo è tanto forte da accecare il paesaggio.
Sulle teste di principi e cavalieri, animali e regine, resta sospeso l’augurio che Eliot faceva ai naviganti: non fate un buon viaggio, ma viaggiate lontano.

[ENG] Let sleeping dragons lie tells two stories, both under the desire of galopping fast. Its pace recalls the one of memory: something comes from far away, it turns on and then suddenly disappears, sometimes an amnesia interrupts the tale, sometimes the memories are so strong they blind the landscape.
Over the heads of princes and knights, animals and queens, poet Eliot’s wish to sailers still floats: “Not fare well, but fare forward, travellers.”

Press

Elisa Biscotto su DNAscritture, RomaEuropa Festival

“Il palco del Teatro Palladium  – che pochi istanti prima aveva ospitato i danzatori di Tabea Martin e il loro Duet for two dancers – si tinge di nero e di malinconia. Le sbarre dei neon disegnano il perimetro dello spazio claustrofobico in cui si consumerà una favola che conserva ben poco dell’immaginario comune o del suo canone di appartenenza – salvo, forse, che per la morale finale. Una figura enigmatica stende un foglio bianco al centro della zona prescelta per lo svolgersi dell’azione. Nessun narratore onnisciente dunque, perché quando non ci sono né principi né eroi, ma l’essere umano ritratto nella sua privata debolezza, il futuro è ancora da scrivere e cessa di essere un dato aprioristico che verrà imposto con qualche stratagemma dall’esterno: è tutto dentro di noi, dentro quel recinto buio in cui serpeggiano i draghi bicefali delle nostre paure e delle nostre inquietudini. Se non si risvegliano quei mostri, se non si vince la lotta contro di essi, si corre il rischio di rimanere intrappolati in quel luogo limbico dove ogni procedere della narrazione è reso impossibile.

Dal foglio bianco lentamente si staccano i corpi di Marco D’Agostin e Francesca Foscarini. Girano intorno allo stesso punto, cercano una posizione nel nuovo spazio in cui sono stati catapultati, un loro modo di esistere e sopravvivere in quel sentire angusto e sconosciuto.  Inquieti e diffidenti – intimamente  spaventati – sono pronti a scattare senza una direzione: sono animali in cattività, sono naufraghi su un isola deserta. Tastano il terreno, scrutano il pericolo, ognuno con la propria personalità e con una diversa qualità del movimento. Lui – antropomorfo – tende più verso l’alto,  predilige la verticale, la sua vulnerabilità si trasforma in impulsività. Lei, più ferina, rimane attaccata al suolo, sceglie una riflessività che conserva tutta l’essenza del femminile. Il primo combatte, la seconda esplora; cavaliere senza lancia e regina senza corona. C’è una paradossale sintonia nel loro non assecondarsi, un’inspiegabile complicità nello scegliere di non aiutarsi a vicenda.

Andrea Porcheddu su Linkiesta, “Venezia, tra arte e teatro”

“Al teatro Fondamenta Nuove, spazio da sempre coraggiosamente aperto alle contaminazioni, alla scoperta di nuovi talenti, a farsi “casa” per artisti residenti, ci siamo imbattutti in un lavoro di danza (o teatro-danza) dal gusto raffinato. Parliamo di Per non svegliare i draghi addormentati, spettacolo vincitore del “Premio Prospettiva Danza Teatro” nel 2012 e presentato in una “anteprima” che ha già la compiutezza e il respiro di un’opera. Il lavoro è stato ideato e condotto dal trevigiano Marco D’Agostin, in una bella collaborazione che coinvolge la brava Francesca Foscarini e l’intensa Floor Robert, che si ricava nella misteriosa vicenda un ruolo di contorno, eppure essenziale, quasi da maestro di cerimonie. Lo spettacolo, dunque, parte da suggestioni poetiche di Rilke e Eliot, per approdare in una landa deserta dello spirito e dell’essere umano: strutturato in un continuo incontro-fuga di coppia, con una lunga, ossessiva e suggestiva apertura a terra, il lavoro procede con momenti di grande intensità, in cui i corpi – asettici, spesso “distanti”, persi in dimensioni astratte – vibrano improvvisamente di pulsioni e scatti, che si alternano a rarefatte visioni simili a sogni. Nelle belle luci di Remo Ramponi, sulla scrittura musicale di Paolo Persia, il lavoro ha anche un folgorante frammento della Robert, alle prese con un telo di plastica piegato, ricreato, reinventato come un fantasmagorico origami. Danza raffinata, concettuale e astratta, dunque, eppure sapientemente presente e viva, creata da questo danzatore e coregrafo che vanta studi importanti e collaborazioni di rilievo (da Emio Greco a Claudia Castellucci) per un percorso assolutamente da seguire.”

Elisa Biscotto su DNAscritture, RomaEuropa Festival

“Il palco del Teatro Palladium  – che pochi istanti prima aveva ospitato i danzatori di Tabea Martin e il loro Duet for two dancers – si tinge di nero e di malinconia. Le sbarre dei neon disegnano il perimetro dello spazio claustrofobico in cui si consumerà una favola che conserva ben poco dell’immaginario comune o del suo canone di appartenenza – salvo, forse, che per la morale finale. Una figura enigmatica stende un foglio bianco al centro della zona prescelta per lo svolgersi dell’azione. Nessun narratore onnisciente dunque, perché quando non ci sono né principi né eroi, ma l’essere umano ritratto nella sua privata debolezza, il futuro è ancora da scrivere e cessa di essere un dato aprioristico che verrà imposto con qualche stratagemma dall’esterno: è tutto dentro di noi, dentro quel recinto buio in cui serpeggiano i draghi bicefali delle nostre paure e delle nostre inquietudini. Se non si risvegliano quei mostri, se non si vince la lotta contro di essi, si corre il rischio di rimanere intrappolati in quel luogo limbico dove ogni procedere della narrazione è reso impossibile.

Dal foglio bianco lentamente si staccano i corpi di Marco D’Agostin e Francesca Foscarini. Girano intorno allo stesso punto, cercano una posizione nel nuovo spazio in cui sono stati catapultati, un loro modo di esistere e sopravvivere in quel sentire angusto e sconosciuto.  Inquieti e diffidenti – intimamente  spaventati – sono pronti a scattare senza una direzione: sono animali in cattività, sono naufraghi su un isola deserta. Tastano il terreno, scrutano il pericolo, ognuno con la propria personalità e con una diversa qualità del movimento. Lui – antropomorfo – tende più verso l’alto,  predilige la verticale, la sua vulnerabilità si trasforma in impulsività. Lei, più ferina, rimane attaccata al suolo, sceglie una riflessività che conserva tutta l’essenza del femminile. Il primo combatte, la seconda esplora; cavaliere senza lancia e regina senza corona. C’è una paradossale sintonia nel loro non assecondarsi, un’inspiegabile complicità nello scegliere di non aiutarsi a vicenda.

Marco D’Agostin ritorna a DNA maturando la sua consapevolezza autoriale. Disegna un quadro onirico in cui riesce a rendere tangibile l’universo di un’interiorità che si apre a un processo di crescita. Il foglio di carta si piega e si ripiega, fino a quando i draghi di Rilke non si trasformano in principesse. Una luce accecante, allora, abbaglia lo spettatore: all’ apice della paura una porta si è aperta, si è pronti per entrare in un nuovo stato emotivo, in una nuova coscienza, in una nuova storia.”

Giorgia Cadinu su Rumor(s)cena, “La coreografia come sogno ad occhi aperti”, Rumor(s)cena

“Sul catalogo del Festival Internazionale della creazione contemporanea di Terni riguardo allo spettacolo di Marco D’Agostin si parla di due storie, di prìncipi, cavalieri, animali e regine, difficili da trovare sulla scena; non c’è nulla di tangibile se non due corpi, una specie di maestra dei giochi, della carta e dei neon. Quello che sicuramente passa è una coreografia altamente suggestiva, fatta anche di luci e di buio.

Il viaggio dello spettatore seguendo Marco D’Agostin e Francesca Foscarini, nati da un grande foglio srotolato dalla maestra, l’attrice Floor Robert, è lungo e senza una meta o trama. Nella poesia bisogna andare lontano non viaggiare bene, ci avverte dal catalogo T.S. Eliot e la storia o le storie si sono spogliate, come i prìncipi, delle loro insegne regali, interrotte da amnesie o improvvisamente bruciate.

I due corpi nascono avvinghiati, poi striscianti, come strani uccelli e forse prìncipi senza corona, spesso presi da movimenti convulsi e rabbiosi, altre volte malinconici e disperati. Importantissimi nello sguardo dello spettatore e nella memoria rimangono i piedi contorsionisti che cercano avidi la presa, gli incontri-scontri mai avvenuti ma sempre sfiorati, le mani incrociate a cigno, quei corpi piegati in pose animalesche o allungati e serafici come degli dei dai molteplici arti, fasci di luce e buio. Torna sul palco Floor che piega e taglia il foglio: ecco il drago che si sveglia e prende vita come un enorme e vivo origami, ora bruciato dalla luce accecante dei fari dietro al fondale. Come un sogno finisce tutto lasciando il pubblico incantato nell’inafferrabilità di ciò che ha visto.

Matteo Brighenti su Doppiozero, “Marco D’Agostin, il sogno a occhi aperti di vivere per sé”,

“È una visione astratta e chirurgica quella in cui Marco D’Agostin, anche lui selezionato da Teatri del tempo presente, inscrive Per non svegliare i draghi addormentati. Notte fonda, di quel nero che solo le stelle riescono a bucare. Un essere informe non meglio identificato si muove in cerchio, l’eternamente infinito mantra dell’om induista.

Il suo lento risveglio si divide in quello di due gemelli eterozigoti quando la luce è abbastanza forte da mostrare i loro lineamenti umani. I due danzatori procedono allora come la memoria: per salti, associazioni, rincorse, pieni che scoprono vuoti e viceversa. Nato come riflessione sulla perdita di potere, Per non svegliare i draghi addormentati di Marco D’Agostin, vincitore del Premio Prospettiva Danza 2012, ritaglia una realtà tra il fiabesco e l’apocalittico in cui affiorano ricordi e frammenti della propria storia personale. Un rincorrersi a intermittenza che è arrivare e allo stesso tempo scappare.

Tour

2013

May 8th, avant-première, Teatro Fondamenta Nuove, Venezia (IT)

May 9th, première, Prospettiva Danza Teatro, Padova (IT)

August 22nd, B.Motion Festival, Bassano del Grappa (IT)

September 6th, Di che carne sono fatto – In forma di festival, La Conigliera, Castelminio di Resana (IT)

September 10th, Danza Urbana Festival, Bologna (IT)

September 27th, Terni Festival, Terni (IT)

October 9th, Contemporanea Festival, Prato (IT)

October 13th, Teatro Elfo Puccini, Milano (IT)

October 25th, Romaeuropa Festival, Roma (IT)

November 1st, Koreja, Lecce (IT)

November 29th, Lavanderia a Vapore, Collegno (IT)

December 4th, Teatro Rossini, Gioia del Colle (IT)

December 6th, Auditorium Vincenzo da Massa Carrara, Porcari (IT)

December 16th, Piccolo Bellini, Napoli (IT)

December 22nd, Teatro Villa Belvedere, Mirano (IT)

2012

April 29th, studio, Finale Premio Prospettiva Danza, Padova (IT)

May 4th, studio, Teatri di Vita, Bologna (IT)

July 27th, studio, OperaEstate Festival, Dance in Villa, Montorso Vicentino (IT)

Photo credits: Roberta Segata e Roberto Sala, courtesy Centrale Fies.